04.7 Stagione di caccia by Thea Harrison

04.7 Stagione di caccia by Thea Harrison

autore:Thea Harrison [Thea Harrison]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788893125307
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


5

Danza

* * *

Xanthe prese i cibi deperibili come le uova e la panna, le caricò con cura nel cesto del pozzo, e poi le calò nell’acqua fredda e profonda. Aveva lasciato fuori alcune uova per farle bollire. Mentre quelle cuocevano, sistemò il resto della roba.

C’erano biscotti, pane fresco, marmellate e gelatine, formaggio, carne fresca e salata, noci, tre tipi di tè, burro, farina, orzo, zucchero, frutta e verdura. Patate dolci. C’erano anche tre saponette che odoravano di mandorle e miele, ed erano abbastanza profumate per non essere disdegnate dalle belle signore. Quel cottage non aveva mai visto tanta abbondanza.

Xanthe non era una cuoca raffinata, ma sapeva preparare piatti semplici e gustosi, e con tutte le cose di lusso che le avevano portato dal mercato avrebbe ottenuto un menù più elegante. Quando Aubrey si svegliò di nuovo, preparò un pranzo sostanzioso con pollo, cime di rapa saltate in padella, uova sode e pane con burro e marmellata. Vi aggiunse piccole ciotole di bacche fresche cosparse di zucchero.

Stava per andare a prendere la panna dal pozzo quando sentì i passi silenziosi di Aubrey. Si voltò mentre entrava nella stanza. L’uomo si passò le mani tra i lunghi capelli corvini. I suoi vestiti erano spiegazzati, e i piedi ancora nudi. Era scioccante non vederlo in abbigliamento formale e curato meticolosamente. Mentre ne studiava la postura e i lineamenti spigolosi, fu felice di vedere che era più stabile.

«Vedo che sei stata occupata,» le disse.

«Hai fame?»

Il suo sguardo si illuminò quando notò cosa c’era sul tavolo. «Sì.»

Non era sicura di come servire il cibo, se Aubrey avesse bisogno di tornare a stendersi o se preferiva che lei non mangiasse con lui. Ma, dopotutto, quella era casa sua. C’era solo un posto in cui sedersi e mangiare, e inoltre non gli era sembrato minimamente seccato quando si era unita a lui e Tiago per la colazione, quindi apparecchiò per due.

L’andatura di Aubrey era regolare, anche se un po’ rigida, mentre si avvicinava per accomodarsi su una delle sedie. Xanthe si rese improvvisamente conto del fatto che si sarebbe seduta davanti a lui per mangiare.

Si ricordò della panna montata. «Quasi dimenticavo… torno subito,» disse goffamente.

Lui le afferrò la mano quando fece per allontanarsi. Le sue viscere sussultarono a quella presa calda. Anche se avrebbe dato qualsiasi cosa perché lui non fosse stato ferito così gravemente, c’erano già tanti momenti di quell’esperienza che Xanthe avrebbe serbato nella memoria. Soprattutto quelli in cui la toccava.

Lui la guardò. L’oro del sole scintillava nei suoi occhi grigio chiaro. «Grazie per questo, Xanthe. Grazie di tutto.»

Xanthe girò la mano per afferrare quella di lui, e la strinse leggermente. «È davvero un piacere, mio signore,» rispose con sincerità.

«Mi aspetto che tu inizi a chiamarmi Aubrey,» disse mentre le restituiva la stretta per poi lasciarla andare. «Dopotutto, come mi hai fatto notare, non sei un mio servitore».

Lui apparteneva alla nobiltà, mentre lei era una persona comune. Costrinse le sue labbra a muoversi. «Non sarebbe appropriato.»

Le fece l’occhiolino. «Come direbbe Tiago, al diavolo l’appropriato.»

Aveva fatto l’occhiolino.



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